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lunedì 2 febbraio 2015

La novella degli scacchi - Stefan Zweig



Ah, i Tedeschi.
Un popolo complicato e affascinante. Sì, anche affascinante. A patto di non fermarsi allo stereotipo del calzino da trekking con i sandali. O, peggio ancora, arrestarsi al pregiudizio al quale gli orrori del nazismo sembrano averli condannati.
Perché in realtà sono secoli che i Tedeschi (ma sarebbe più esatto dire tutti i popoli di lingua tedesca) sono esploratori degli abissi. Abissi del pensiero, della psiche, della musica, della letteratura… e purtroppo anche della malvagità. Ammesso che quest’ultima non sia, in fondo, soltanto una banalità.
Mi accorgo solo adesso che lo scorso martedì è stato il giorno della memoria. Giuro che non avevo affatto programmato questo post come un commento all’evento, anche perché trovo che ci sia poco da commentare senza scadere nel banale e nel trito e ritrito. O forse, per essere più onesta, non c’è nulla che io possa dire senza suonare banale o estremamente pesante

Combinazione, però, il libro del giorno sembra parlare al posto mio, ed è certamente in grado di farlo meglio, con una lettura degli anni bui della storia tedesca decisamente interessante e poco convenzionale. Ma forse parlare di combinazione non è esatto. Fa pensare ad una circostanza fortuita, ad una casualità con scarse possibilità di ripetersi. A ripensarci, però, le probabilità di scegliere un libro scritto nel secondo dopoguerra da un autore di lingua tedesca che sia del tutto privo di riferimenti agli anni bui del nazionalsocialismo mi sembrano piuttosto basse. Se a questo si aggiunge che l’autore è un austriaco di origini ebraiche costretto alla fuga per sfuggire ai campi di sterminio, le probabilità si abbassano ulteriormente. Cerco di dare un taglio a queste riflessioni in stile “giorno della memoria”, soprattutto perché temo di dare l’idea sbagliata del libro, che invece merita di essere preso in considerazione senza timore di trovarsi davanti all’ennesima opera sull’olocausto (a dispetto di quanto detto finora non lo è, lo giuro!).

Ripartiamo da zero. Il libro del giorno è La novella degli scacchi di Stefan Zweig. Dell’autore si è parlato molto ultimamente perché il regista Wes Anderson ha dichiarato di essersi ispirato alle sue opere nella stesura della sceneggiatura di Grand Budapest Hotel (film molto, molto, molto carino e anche candidato all’oscar).  A parte questa celebrità “postuma”, Zweig è stato un autore decisamente prolifico e molto amato anche dai suoi contemporanei.
La novella degli scacchi è un racconto breve, che si legge tutto d’un fiato. Su una nave che collega New York a Buenos Aires sale il campione mondiale di scacchi. Alcuni passeggeri, incuriositi dalla sua presenza a bordo, lo invitano a giocare una partita contro di loro. Lo scontro sta per risolversi in una inevitabile umiliazione, quando l’intervento a sorpresa di un altro passeggero cambia le sorti del gioco e, aggiungerei io, del romanzo. Ebbene sì, perché se fino a quel momento l’attenzione del lettore era tutta concentrata sulla psicologia del campione, di punto in bianco l’interesse si sposta. Chi è l’uomo misterioso? Perché, anche se dichiara di non giocare a scacchi da decenni, le sue mosse sono state così strategiche da mettere in difficoltà il campione del mondo in carica?

È proprio la risposta a questi interrogativi che trasforma la breve novella in un piccolo capolavoro. In un lungo monologo il misterioso passeggero racconta la sua storia, un racconto che è al tempo stesso una riflessione sulla condizione umana, sulla straordinaria forza e l’estrema debolezza della nostra mente. Cosa succede alla nostra mente se si confronta troppo a lungo con il nulla? Fa più male il dolore fisico o la totale assenza di stimoli? Quanto profondo è il nostro bisogno dell’arte, della letteratura, della parola? E quanto, e con quale determinazione, sappiamo aggrapparci alla vita?
Una novella da incorniciare, e un libro da leggere, rileggere e rileggere.
A venerdì,
Rachele

4 commenti:

  1. La tua recensione mi ha incuriosito, non conosco l'autore e questa novella sembra proprio ideale per incontrarlo. Il fatto poi che sia la sua ultima opera prima del suicidio (wikipedia docet!) le dà un'accezione testamentaria che ne aumenta l'interesse.
    Se qualcun altro vuole approfondire l'ebook si trova qui: http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-6972-2/

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    1. Sì, tral'altro il fatto che la Newton Compton na abbia pubblicato una versione anche cartacea a 1,90 € non guasta! La traduzione peraltro mi sembra molto ben fatta :)
      Allora buona lettura, e io credo che approfondirò con altre opere di Zweig.

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  2. Ciao ho scoperto il tuo blog da pochissimo!!! Dopo quando ho tempo mi iscrivo! Ho letto questo libro ed è favoloso lo amo @_@
    Buone letture e a presto ;)

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