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venerdì 20 febbraio 2015

Verso la libertà - Arthur Schnitzler

Gli ultimi mesi sono stati intensi, a dir poco.
Un turbinio di decisioni da prendere, scatoloni da riempire e sfide da affrontare. Ci sono stati momenti di sconforto, alcuni dei quali prontamente registrati su questo blog, così giovane e già così pieno di vita e di ricordi.
Poi, però, è arrivato il giorno in cui tutto si è fatto chiaro, e i pezzi del puzzle sono andati magicamente ognuno al proprio posto.
Ed è proprio in momenti simili che non si può fare a meno di guardarsi indietro e chiedersi: "Ma come ho fatto a non capirlo subito? Come è possibile che io abbia dubitato?".

Ma tutto questo dubitare, tentennare, questionare, serve davvero? Certo, aiuta a non prendere decisioni avventate, eppure a volte penso che farei volentieri a meno di questo mio costante esercitare il dubbio e la critica su ogni aspetto della mia vita.
Proprio questo blog è stato testimone di numerosi arrovellamenti, uno dei quali diventa, oggi, particolarmente significativo.

I lettori più fedeli ricorderanno che qualche mese fa avevo recensito l'ultimo romanzo di Corrado Augias, Il lato oscuro del cuore. Il post si chiudeva con un arrovellamento degno del periodo in cui era stato composto: "E poi il finale. Non saprei dire se mi ha lasciato o meno l'amaro in bocca, forse perchè sono ancora in attesa del finale della mia, di storia. Comunque sia, nel leggere di Clara che, confrontatasi con la realtà, "è stata delusa da se stessa", non ho potuto fare a meno di sperare, per me, in un finale diverso. Non resta che aspettare."
Mi correggo: qui più che arrovellarmi stavo abbandonandomi alla deriva, lasciando che il destino facesse il suo corso. Scegliere è più difficile di lasciare che le cose accadano, e io non sono mai stata un'amante delle complicazioni.
Il destino, però, si è voluto divertire. Mi ha accompagnata per un po' perchè mi convincessi di averla fatta franca, ma in realtà non ha fatto altro che riportarmi di peso al bivio che credevo di essere riuscita ad evitare.
E a quel punto una decisione dovevo prenderla davvero, e alla svelta: lo studio o il lavoro, i libri o la vita?
Mentirei se non ammettessi che ho scelto d'istinto, quasi senza capire il perchè. Soltanto adesso mi risulta chiaro che c'è un errore nelle contrapposizioni appena nominate: per me i "libri" non sono mai stati diversi dalla "vita".
Perchè se c'è una cosa che, al di là di ogni pessimismo, dà forma e senso alle nostre attività e ai nostri gesti quotidiani, questa è la passione. Ed è proprio nella misura in cui costituiscono una così sfrenata passione che, per me, i libri sono la vita.
Non tutti i libri, ovviamente. Forse era questo che non avevo ancora ben capito. Un trattato di botanica non dà un senso alle mie giornate, così come la Critica della ragion pura, pur con tutte le sue intuizioni, non produce su di me neppure lontanamente l'estasi intellettuale scatenata anche solo da un'unica pagina dei Buddenbrook.
Forse in fondo con i miei studi filosofici non avevo sbagliato strada, ma solo preso una piccola deviazione ;)

E dopo questo non so fino a che punto comprensibile sproloquio, veniamo al libro del giorno, Verso la libertà di Arthur Schnitzler. Mi sembra anche il momento di spiegare il collegamento tra questo e il libro di Augias, e di conseguenza perchè è stato proprio questo libro ad ispirare lo sproloquio di cui sopra.
Il collegamento è piuttosto facile da spiegare: Schnitzler è, insieme a Freud, uno degli autori più citati nel romanzo di Augias. E già le citazioni lì presenti erano state più che sufficienti perchè restassi affascinata da questo scrittore. In più, qualche settimana prima avevo ricevuto in regalo Verso la libertà, accompagnato da entusiastiche recensioni. Insomma, non restava che mettersi a leggere.
Eppure, un sentimento simile al timore reverenziale mi bloccava. Solo nelle ultime settimane quel timore è stato sostituito da un desiderio incontenibile di leggere, sfogliare, conoscere, pensare, esplorare. E visto il tenore del post avrete forse capito che questo libro potrebbe avere (e sottolineo il condizionale, siamo ancora nella fase work in progress) un certo ruolo nei miei futuri studi.

Se qualcuno è riuscito a resistere fino a questo punto si starà chiedendo come io sia riuscita a trasformare una recensione in un post in cui spiattello, per giunta in modo criptico, una serie di fatti miei.
Mi arrischio a dire che Verso la libertà è, tra quelli recensiti finora, il libro che più di tutti giustifica il mio blaterare su me stessa. Perchè? Perchè Arthur Schnitzler scriveva negli anni in cui la psicanalisi freudiana giungeva alla sua sistematizzazione. Sorprendentemente, era in grado di trovare una forma drammatica o romanzata di ogni intuizione freudiana, e il tutto quasi in contemporanea con il padre della psicanalisi. Pare che Freud fosse così impressionato da questa affinità mentale (e ancor di più dal fatto che Schnitzler sembrava arrivare alle sue stesse conclusioni senza alcuno sforzo) da non aver mai voluto approfondire troppo la conoscenza con lo scrittore.
Come diversi romanzi del Novecento nati nell'epoca della nascita o del primo sviluppo della psicanalisi, anche Verso la libertà è, in un senso preciso, il romanzo di tutti.
Certo, è la storia di Georg e Anna, del loro amore e del loro triste destino. Ma trovo che la trama sia assolutamente irrilevante, perchè la protagonista indiscussa è la mente umana, nella sua complessità, nelle sue innumerevoli sfaccettature e lati oscuri.
Chiunque può ritrovarsi nelle parole dei numerosi personaggi, riconoscersi nei loro gesti e nelle loro inclinazioni, e infine riflettere su di sè.
Proprio questa è la forza di un romanzo prevalentemente dialogato, nel quale si incontrano tipi umani diversissimi e proprio per questo adatti a rappresentare ognuno di noi, nella sua straordinaria e unica complessità.



Mi perdonerete dunque per aver occupato tutto questo spazio, ma se, come ci ricorda questo romanzo, ognuno deve trovare la propria strada "verso la libertà", questo mi è sembrato il momento giusto per condividere la mia storia.
Trovata la strada, si tratta "solo" di percorrerla.
Buon viaggio a tutti, vi lascio con una splendida citazione.

"Non credo, in generale, che questi pellegrinaggi verso la libertà si possano fare in gruppo... perchè le strade che vi conducono non sono tracciate sul terreno, ma dentro di noi. Si tratta soltanto, per ciascuno di noi, di prendere la giusta via interiore.
Per questo è necessario, naturalmente, veder chiaro dentro di sé, far luce sui più intimi recessi del proprio animo. Bisogna avere il coraggio di essere se stessi. Non lasciarsi fuorviare."

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