Visualizzazioni totali

sabato 4 aprile 2015

Molto forte, incredibilmente vicino - Jonathan Safran Foer

Il mio primo incontro con Jonathan Safran Foer è stato diversi anni fa, al cinema. Il film in questione era Ogni cosa è illuminata, tratto dall'omonimo romanzo di ispirazione autobiografica di questo autore americano dalle origini ebraiche.
Tralasciando le innumerevoli banalità che potrei dire sul tema "trasposizioni cinematografiche dei romanzi", in questo caso già la visione del film (per inciso, merita davvero di essere visto) suggerisce che Jonathan Safran Foer abbia una scrittura decisamente anticonvenzionale.
In Ogni cosa è illuminata, infatti, oltre a raccontare una storia toccante l'autore presenta una serie di variazioni di stile, introduce una pluralità di narratori e soprattutto gioca con la grafica, cosa che si vede fare veramente poco spesso. Così il lettore si può trovare davanti a pagine completamente bianche, ad altre piene di foto ed altre ancora illegibili, con tutte le lettere sovrapposte.
Le stesse caratteristiche si ritrovano in Molto forte, incredibilmente vicino, il secondo romanzo di Safran Foer. I giochi stilistici possono inizialmente disorientare, ma trovo che in fondo contribuiscano a rendere l'esperienza di lettura entusiasmante e variegata.
Al di là di questa particolarità, però, c'è la storia. O forse sarebbe meglio dire "le storie", perchè in Molto forte, incredibilmente vicino si incontrano diversa vicende umane, ognuna di essere capace di far trattenere il fiato e di commuovere.

I protagonisti del romanzo, che si alternano nel ruolo di voce narrante, vivono sulla propria pelle gli effetti devastanti degli eventi più traumatici dell'ultimo secolo. Non voglio anticipare troppo quindi non dico altro su quali siano gli eventi in questione. Mi limito a dire che l'autore dimostra una straordinaria capacità di dar vita a quella terribile sensazione che ci rende tutti, a volte e con le dovute differenze, incapaci di andare avanti. La lettura è accompagnata dal costante senso di avere a che fare con "un passato che non vuol passare". Il lettore stesso, tuttavia, non può che ammettere che quel passato "non può" passare. Non si può che perdonare ai protagonisti la loro incapacità di lasciarsi tutto alle spalle, il loro continuo tentativo di vivere e il perpetuo ricadere indietro, a ripercorrere i momenti che hanno segnato per sempre, in negativo, la loro vita. Questo ciclico ritornare è simboleggiato nel romanzo dalla ricerca che coinvolge direttamente Oskar, il ragazzino protagonista della vicenda.
Nella sua caccia al tesoro Oskar cerca un modo di incanalare le proprie energie, si impone uno scopo che in seguito alla sua perdita non riuscirebbe a trovare altrove. Eppure a poco a poco l'entusiasmo iniziale svanisce, il risultato sembra allontanarsi sempre più ed è la ricerca stessa a configurarsi come lo scopo. Sì, perchè infine Oskar trova la risposta che ha cercato per mesi, soltanto che questa non corrisponde affatto a ciò che avrebbe voluto trovare. A domande impossibili non ci sono risposte "giuste". Il bisogno di Oskar non può essere soddisfatto, così come il suo dolore non può essere annullato. Alla fine della sua ricerca, però, c'è forse un insegnamento: alcuni traumi non possono essere superati, per essi non c'è risposta possibile. Ma se non si può pretendere una risoluzione, si deve almeno vivere. Lentamente, molto lentamente si può ricominciare. Senza mai dimenticare.

2 commenti:

  1. Che bello! un romanzo che ho amato e la sua trasposizione cinematografica, cosa rara, è all'altezza (quasi quasi mi ha coinvolto di più, il piccolo attore che interpreta Oskar mi è rimasto nel cuore). Un libro sul dolore, la perdita, la paura ma soprattutto sul coraggio. Da leggere e consigliare. Brava!
    Baci!

    RispondiElimina
  2. Da molto tempo mi sono segnata questi due libri, Safran Foer mi incuriosisce molto. A partire dai suoi titoli, che mi sembrano molto poetici. Prima o poi, magari, li leggerò. Grazie per la tua recensione in bocca al lupo per il nuovo dottorato. Non sempre si ha il tempo necessario per curare il blog, ma il bello è che lui rimane lì fermo e ti aspetta, pronto per quando potrai tornare da lui. :-)
    Buon weekend,
    Alice

    RispondiElimina